La Paura nello Sport. L’articolo commentato da Edoardo Cremonini – Chinesiologo e Massoterapista.

3 Giu 2024

Oggi riprendiamo un interessante articolo del Corriere della Sera sulla paura nello sport. L’articolo discute come gli atleti affrontano timori comuni come la paura di cadere, fallire o non sentirsi all’altezza della competizione. Si esplorano le strategie per superare queste paure, enfatizzando l’importanza della preparazione mentale e del supporto psicologico per migliorare le prestazioni e il benessere complessivo degli sportivi.

Per approfondire, il nostro Edoardo Cremonini, Chinesiologo e Massoterapista, commenterà l’articolo, offrendo la sua prospettiva professionale.

Leggendo questo articolo non posso che fare un bel tuffo nel passato e rivivere i miei anni da sportivo agonista, io ho praticato calcio a livello dilettantesco per circa 20 anni e posso garantire che ho sofferto tantissimo di ansia da prestazione.

Il primo pensiero che viene da fare è che ci sia una grande differenza tra gli sport di squadra e quelli individuali. Negli sport individuali ci sei tu, l’allenatore ed eventualmente il pubblico. La sfida è con te stesso e ritengo che il concetto di micro obiettivi possa essere un valido aiuto per “sbloccarsi” gradualmente.

Negli sport di squadra subentrano altri concetti, ovvero il gruppo, la competizione, la gelosia, il confronto e il discorso si fa molto delicato quando si passa da giocare con i coetanei a giocare con i “grandi”. Personalmente è stato l’ostacolo più grande da superare, i primi anni a metà partita ero così bloccato che mi venivano i crampi e dovevo chiedere il cambio.
L’esperienza, questa parola così banale ma fondamentale nel percorso di crescita dello sportivo, è la chiave di volta, a mio avviso, per maturare e riuscire ad essere prestanti nella competizione così come lo siamo durante gli allenamenti.

A volte però l’esperienza può non bastare, ci sono giocatori che io ho sempre chiamato “giocatori del giovedì” i quali durante la settimana riescono ad esprimersi al massimo e invece la domenica non riescono mai ad essere egualmente prestanti, perché sentono troppo la pressione.
Un altro scoglio importante da superare è il confronto con gli adulti, con i grandi, i quali mettono spesso a dura prova i ragazzini con battute, scherzi e a volte un po’ di nonnismo. Questi aspetti possono influire sui ragazzi un po’ più fragili che devono mettersi a confronto con degli uomini durante una partita.

Per concludere ritengo che maturare esperienza insegni ai ragazzi ad attutire le cadute e rialzarsi con nuove motivazioni ed energie. Un valido aiuto in questi ultimi anni è dato da figure professionali come psicologi o mental coach, i quali possono aiutare ad affrontare al meglio certe situazioni, fino a qualche anno fa se soffrivi di ansia da prestazione ti veniva detto “non fa per te” e basta.
A volte però anche queste situazioni non risolvono completamente il problema, a mio avviso, bisognerebbe indagare all’interno delle dinamiche familiari, ovvero genitori che hanno troppe pretese e pressioni sull’attività sportiva dei figli, pretendendo sempre grandi risultati e portando i ragazzi a sentire troppo la pressione del giudizio.

Per maggiori dettagli, potete leggere l’articolo completo sul Corriere della Sera.

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